Mollo tutto e imbottiglio vino: storia della donna che rivoluzionerà il settore

Dimenticate l’idea delle mega cisterne: imbottigliare è glamour e regala ampi spunti per lo storytelling. Lo dimostra Giusi Scaccuto Cabella col suo gavi “11 terre”

Non ha fatto nulla di veramente nuovo. Eppure, GiuseppinaGiusi” Scaccuto Cabella, col suo progetto Mine Wine – all’esordio con “11 Terre“, un’etichetta di Gavi Docg – ha tutte le carte in regola per diventare la donna che rivoluzionerà lo storytelling degli imbottigliatori del vino italiano. Vignaiola senza vigneto ed enologa senza cantina, fa quello che pochi “assemblatori d’uve” si sono mai sognati di fare: metterci la faccia. E modi nuovi.

Dopo 30 anni di esperienza maturata nel settore vitivinicolo in Piemonte – dall’amministrazione alla vigna, passando per la vita di cantina tra Castel di Serra (oggi proprietà Martini) e Tenuta San Pietro in Tassarolo – Giusi ha deciso di dare avvio a un progetto tutto suo. Nel territorio del Gavi Docg, dove abita.

In occasione della vendemmia 2018, ha acquistato per 1,30/1,50 euro al chilo le uve Cortese di 11 vignaioli – uno per Comune, tra quelli ricompresi nella Denominazione dell’Alessandrino – e le ha vinificate in prima persona presso la Cantina Mignanego Francesco e Figli di Francavilla Bisio (AL), dove ha affittato degli spazi ad hoc.

Ha seguito tutti i passaggi, affiancando prima i vignaioli e, poi, i cantinieri, nella fase enologica. Le prime 20 mila bottiglie, prodotte con “lieviti indigeni e zero chimica”, sono andate a ruba. Freschezza, mineralità e facilità di beva le armi nella faretra del Gavi “11 Terre”, capace di consegnare al calice le peculiarità delle “Tre Terre” della Docg.

Le “Terre rosse“, originate dalla ferrettizzazione delle ghiaie miste ad argilla degli antichi depositi alluvionali, situate a nord di Gavi, verso Tassarolo e Novi. Le marne e arenarie della fascia centrale, che affiorano su una linea che unisce Serravalle, Gavi e San Cristoforo. Sono i terreni di Monterotondo, coi vigneti alle falde del monte Mesima.

Infine la parte meridionale, che si fa più ripida per l’approssimarsi dei rilievi dell’Appennino, composta da marne argillose bianche, la cui origine marina è evidente anche per la presenza di numerosi fossili.

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Di ritorno dal tour promozionale a New York, Giusi Scaccuto Cabella ha incontrato ieri la stampa a Milano, al ristorante vegetariano “Joia” di Pietro Leemann (nelle foto sopra) per presentare un progetto che cresce e si allarga. Saranno infatti 35 mila le bottiglie di Gavi Docg “11 Terre” della vendemmia 2019. Quella del bis, per Giusi.

In serbo c’è anche un vino rosso, che sarà presentato nel 2020. “Nel segno del mio legame col territorio – ha spiegato l’imbottigliatrice più glamour d’Italia – ho scelto l’antico vitigno piemontese Nibiö, che dà un vino bisognoso di tempo per ammorbidire i tannini e il suo carattere ruvido”.

Alcune delle viti individuate per il secondo “ciak” di Mine Wine sarebbero a piede franco. Altre avrebbero più di 50 anni. Tutti elementi utili allo storytelling, in Italia come all’estero. “Al momento – spiega Giusi a WineMag.it – la produzione viene esportata per il 70%, ma l’obiettivo è quello di aumentare la quota locale, con nuovi progetti”.

Già, perché se da un lato Giusi dice di amare Gavi e voler “esprimere integralmente le peculiarità di un’intera area di produzione a denominazione di origine controllata e garantita”, attraverso un’etichetta che racchiuda le caratteristiche di 11 Comuni, dall’altro non si pone limiti: “Sono alla ricerca di nuovi territori da esplorare”.

“Il sogno? Uno spumante, non necessariamente Metodo classico. In generale – conferma la promotrice di Mine Wine – la mia è una forma moderna di vedere la figura dell’imbottigliatore, che segue tutte le varie fasi della coltivazione, come me. Ho umanizzato, nel mio piccolo, l’immagine di chi acquista uve e le imbottiglia”.

Una sensibilità che Giusi Scaccuto Cabella ha “coltivato e scoperto” dentro di sé anche grazie a uno dei suoi maestri di vigna e cantina: l’enologo Claudio Icardi, che guida l’omonima azienda di Castiglione Tinella (CN). “Sento il bisogno di tornare in vigna appena mi allontano”, riferisce. Non è escluso che un giorno, Giusi, sarà vignaiola. Tout court.

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